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Francesco Mercadante

Il soffio della Grande Madre

ISBN 88-86428-16-2
Formato: 13 x 20
Pagine: 108

Prezzo: Euro 12,00

In talune opere prende il nome di Gruschenka (I fratelli Karamazov), seducente ma rancorosa e perfida etera che sottrae all’uomo il senno con le proprie malie, o di Paolina (La pelle di Zigrino), semovente testimonianza letteraria di quell’amore che promette eternità con l’unicità della carezza; in talaltre si chiama Beatrice o Laura, mutandosi in impegno per la creazione e quindi in incrollabile sprone poetico, sicché un autentico creatore di versi come Paul Celan, secondo una prospettiva esistenziale inequivocabilmente diversa da quella di Dante o Petrarca, nella lirica Sentii dire, scrive: (…) Dal collo ti tolsi la collana dei motti / e ne orlai la tavola (….); nella quotidianità può manifestarsi in Vergine Madre, interceditrice, presso l’Altissimo, dell’umano cammino di liberazione dal dolore del peccato, o può assumere l’identità di un’amante pronta ad accogliere od a respingere sia la mano bisognosa del contatto sia lo sguardo manchevole del godimento della contemplazione. Chi prende nomi e si manifesta è la Grande Madre, l’originaria potenza inconscia che genera la tipicità dell’intelletto creativo contrassegnandola col simbolo dell’occorrenza sacrificale ed esigendo l’uso della “dolorante” parola uterina. Essa, per l’appunto, genera, nutre e protegge, ma, nello stesso tempo, divora, affama e chiede sangue. L’individuo vivente, rispecchiandosi nel volto della Grande Madre, riconosce la propria anima e, parimenti, l’intricato inconveniente di liberarsi dalla congenita dipendenza poiché liberarsi dalla dipendenza vuol dire anche rinunciare, in parte, alla protezione del Grembo. Le cinquanta liriche de Soffio della Grande Madre si sviluppano nella imprescindibile incompiutezza di questa lotta di liberazione, quasi avviassero l’ufficio di commemorare l’inesausta necessità di percepire il dolore e la piacevole consuetudine di far fronte ad esso. Non c’è tempo d’amore per chi ama, fuorché nell’attimo in cui la mano dell’uno stringe quella dell’altro sottraendola alla fantasia di ciò che potrebbe semplicemente essere e fino a coprirne la nudità sacrificale.

Francesco Mercadante  (Erice, 1977), già docente di Psicodinamica della Scrittura, Sociologia del Lavoro e Sviluppo delle Capacità Relazionali, collabora presso la cattedra di Teoria delle Relazioni Pubbliche dell’Università degli studi di Catania, Facoltà di Scienze Politiche. Recentemente gli è stata affidata la cattedra di Scrittura italiana presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università degli Studi di Palermo. E’ autore del testo teatrale Né giusti né ingiusti Memoria di un processo senza difesa, rappresentato presso il teatro Comunale di Marsala “E. Sollima” (2005). Le sue principali pubblicazioni sono: La Sindrome dello Scrittore ovvero Ludus Sexualis, 2005; Officina Gastronomica assieme a Peppe Giuffrè, 2005; Ulisse castrato fugge Appunti prognostici per una prevenzione contro l’epilepsìa del verbo,2005); Eis gonèn L’incoatività autonecessitante e l’appercezione Genus ex nihilo, 2002); Dell’evento Il filo rosso nietzschiano-eracliteo dell’hermenèia tra archè e stoichèion, 2000; La voce di Platone 1998.

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Da "La Sicilia" del 9 settembre 2006 

Commento di Pinella Venuti Bonanno – Messina
a Il Soffio della Grande Madre

… libro molto interessante; poesia colta, tutta di testa, indirizzata ad una cerchia di pochi acculturati eletti, di difficile e avventurosa diffusione. Quando l'autore riesce a liberarsi, per mezzo minuto, di Neumann, Jung, Biendermann, Siegel ed Heiddeger, si consegna alla sua dolente umanita' e... " respiro dopo respiro, ci racconta la sua vita".
La prefazione dell'autore per una interpretazione possibile, riesce magistralmente a complicare la capacità del lettore medio di percorrere le impervie vie della poesia erudita. Un libro che ho gradito moltissimo…

   
   
   
 
 

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