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Paolo Ruiz

Il viaggio
Romanzo

ISBN 978-88-86428-50-7
Formato: 13 x 20
Pagine: 154

Prezzo: Euro 12,00

 

Improvvisamente mi sembrò di essere diventato immobile. Avevo raggiunto la meta?
I pensieri si erano dissolti in una miriade di altri pensieri, uno scambio di percezioni e connessioni si realizzava spontaneamente e senza sosta, in un continuo divenire. La tendenza che mi aveva condotto al punto centrale dell’Universo aveva raggiunto il suo apice e mi trovavo in molti stati simultaneamente: centro e periferia, finito e infinito. Tutto era completo e come in una sfera, non c’era né inizio né fine. Le domande non esistevano più perché erano state consumate negli innumerevoli scambi che mi facevano unico e molteplice, pensiero e concetto, parola e frase intera. Le risposte erano nell’esistenza stessa di tale unione. La pace che annulla tutte le discordie distruttrici, aveva placato ogni desiderio. La sete di conoscenza aveva trovato la sua sorgente eterna. I dubbi si erano fatti certezza. Il tempo e lo spazio erano scomparsi, la materia non aveva più forma. Esisteva soltanto un’unica sfera di energia in perfetto equilibrio.

 

Paolo Ruiz è nato a Canicattini Bagni (in provincia di Siracusa). Si è laureato a Milano in Chimica Industriale e successivamente è emigrato in Canada. Dopo un lungo periodo di attività di ricerca scientifica si dedica alla pittura (quattro mostre personali e varie mostre di gruppo) e alla poesia (due volumi: "Volevo fare un segno sulla terra", che ha ricevuto un premio al concorso Guido Gozzano e "Al passare delle stagioni").

L’amore per la prosa prende quindi il sopravvento e diventa motivo di sopravvivenza. Dopo alcuni racconti si cimenta con romanzi del tipo "thriller psicologico".

Di natura introspettiva e attratto dalla metafisica ed dal misticismo, si dedica allo studio dei fenomeni naturali e alla scoperta della nascita della coscienza nell’uomo e scrive il romanzo surreale: IL VIAGGIO.

Questo libro è anche frutto dei viaggi intrapresi alla scoperta del mondo e delle affascinanti civiltà conosciute percorrendo le Americhe, dall’Alaska alla punta estrema del Cile, da Los Angeles a New York, da Lima a Rio de Janeiro.

E poi… si è immerso nel misticismo orientale dal Nepal alla Tailandia, dalla Cina all’Indonesia.

 

Leggi un brano

 

Raggiunsi il secondo piano e l’aula 205. Qualcuno stava chiudendo la porta e feci appena in tempo ad intrufolarmi e sedermi in terza fila in modo da non essere cospicuo. Lei si accorse della mia presenza e mi guardò come se mi aspettasse. Disse solo: “Benvenuto” e mentre gli occhi di tutti si puntavano su di me, si girò e disegnò sulla lavagna dei quadrati, dei rettangoli, un cerchio ed altre forme geometriche senza parlare. La lezione era cominciata.

Quando finì il disegno chiese: “Chi sa dirmi che cosa rappresenta?” Un silenzio, che mi sembrò come quello che mi rendeva ansioso alle elementari, quando non conoscevo le risposte, seguì le sue parole; poi, esaminando meglio lo schema lasciato dal gesso bianco sulla superficie grigia, sentii un vuoto allo stomaco, mentre i capelli mi si rizzavano in testa. Mormorai con voce appena udibile, più a me stesso che a lei: “La pianta dell’Acropoli di Atene”. Mi guardò senza sorpresa e sorrise, ma i suoi occhi chiari m’inchiodarono al banco assieme al quale sarei voluto sparire. La mia bocca era asciutta, non avrei potuto parlare se mi avesse fatto un’altra domanda. Lei si accorse del mio imbarazzo e cominciò a spiegare le forme geometriche che aveva disegnato, collegandole alle varie epoche in cui le costruzioni erano state aggiunte e come datarle. L’entusiasmo con cui narrava la storia dei Greci attraverso le variazioni apportate all’Acropoli mi fece dimenticare il momento spiacevole di prima e seguii con crescente interesse le sue spiegazioni. Rividi le scalinate che portavano al Partenone, le colonne dei templi, la foto di Luca nel libro delle tragedie greche… La storia del manoscritto stava diventando ormai parte integrante della mia vita e mi sentivo coinvolto fino al punto di convergenza dei miei pensieri con quelli di Luca. Lina intanto proiettava fotografie di statue greche su di uno schermo bianco alla sua destra.

Mi chiedevo se quella lezione fosse solo una coincidenza oppure il manifestarsi dei fili invisibili che collegano tutte le cose. Era possibile che anche lei fosse coinvolta nel disegno di Luca? Indovinai che mi avrebbe aiutato nella ricerca e si sarebbe interessata alla sua storia. Era affascinata dalle ipotesi più strane, che arricchiva di aneddoti e leggende che avevano del magico: la storia che le avrei sottoposto aveva il sapore delle cose surreali e l’avrebbe interessata. Continuò a stupirmi con un’altra delle sue tesi che esponeva mentre facevo il collegamento con Luca: accennando ai bassorilievi delle cornici del Partenone, stava dicendo che la sfilata delle figure degli dei assomigliava ad una seduta. Si pensava, infatti, che il monumento ad Atena fosse stato costruito per celebrare la creazione dell’uomo! E forse il consiglio degli dei doveva stabilire se la creazione dell’uomo dovesse avvenire. La figura centrale, Giove, sembrava rappresentare il giudice che avrebbe fatto pendere la bilancia a favore dell’uomo.

 

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