Raggiunsi il secondo
piano e l’aula 205. Qualcuno stava chiudendo la
porta e feci appena in tempo ad intrufolarmi e
sedermi in terza fila in modo da non essere
cospicuo. Lei si accorse della mia presenza e mi
guardò come se mi aspettasse. Disse solo:
“Benvenuto” e mentre gli occhi di tutti si puntavano
su di me, si girò e disegnò sulla lavagna dei
quadrati, dei rettangoli, un cerchio ed altre forme
geometriche senza parlare. La lezione era
cominciata.
Quando finì il disegno
chiese: “Chi sa dirmi che cosa rappresenta?” Un
silenzio, che mi sembrò come quello che mi rendeva
ansioso alle elementari, quando non conoscevo le
risposte, seguì le sue parole; poi, esaminando
meglio lo schema lasciato dal gesso bianco sulla
superficie grigia, sentii un vuoto allo stomaco,
mentre i capelli mi si rizzavano in testa. Mormorai
con voce appena udibile, più a me stesso che a lei:
“La pianta dell’Acropoli di Atene”. Mi guardò senza
sorpresa e sorrise, ma i suoi occhi chiari
m’inchiodarono al banco assieme al quale sarei
voluto sparire. La mia bocca era asciutta, non avrei
potuto parlare se mi avesse fatto un’altra domanda.
Lei si accorse del mio imbarazzo e cominciò a
spiegare le forme geometriche che aveva disegnato,
collegandole alle varie epoche in cui le costruzioni
erano state aggiunte e come datarle. L’entusiasmo
con cui narrava la storia dei Greci attraverso le
variazioni apportate all’Acropoli mi fece
dimenticare il momento spiacevole di prima e seguii
con crescente interesse le sue spiegazioni. Rividi
le scalinate che portavano al Partenone, le colonne
dei templi, la foto di Luca nel libro delle tragedie
greche… La storia del manoscritto stava diventando
ormai parte integrante della mia vita e mi sentivo
coinvolto fino al punto di convergenza dei miei
pensieri con quelli di Luca. Lina intanto proiettava
fotografie di statue greche su di uno schermo bianco
alla sua destra.
Mi chiedevo se quella
lezione fosse solo una coincidenza oppure il
manifestarsi dei fili invisibili che collegano tutte
le cose. Era possibile che anche lei fosse coinvolta
nel disegno di Luca? Indovinai che mi avrebbe
aiutato nella ricerca e si sarebbe interessata alla
sua storia. Era affascinata dalle ipotesi più
strane, che arricchiva di aneddoti e leggende che
avevano del magico: la storia che le avrei
sottoposto aveva il sapore delle cose surreali e
l’avrebbe interessata. Continuò a stupirmi con
un’altra delle sue tesi che esponeva mentre facevo
il collegamento con Luca: accennando ai bassorilievi
delle cornici del Partenone, stava dicendo che la
sfilata delle figure degli dei assomigliava ad una
seduta. Si pensava, infatti, che il monumento ad
Atena fosse stato costruito per celebrare la
creazione dell’uomo! E forse il consiglio degli dei
doveva stabilire se la creazione dell’uomo dovesse
avvenire. La figura centrale, Giove, sembrava
rappresentare il giudice che avrebbe fatto pendere
la bilancia a favore dell’uomo.
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