Cosa, Come, Dove, Quando nel Verde della Toscana


IL CHIANTI RUFINA

Con i suoi 12.483 ettari di superficie la zona di produzione del Chianti Rufina è la più piccola delle sette zone che possono fregiarsi della dizione Chianti. Poco meno di un trentesimo del totale. Nel 1967 è stata riconosciuta zona a denominazione di origine controllata (DOC), e nel 1984 zona a denominazione di origine controllata e garantita (DOCG). I particolari terreni sabbioso-calcarei (anche alberese e galestro) delle pendici inferiori dell'Appennino protetti dalle cime che formano una barriera contro i freddi venti del nord, l'eccezionale clima che permette una notevole escursione tra il giorno e la notte, l'altezza delle vigne che gli dà un'ottima acidità sono i fattori che permettono la produzione di vini particolarmente adatti al medio e lungo invecchiamento. D'altronde i vini della Val di Sieve sono famosi da tempo immemorabile. Erano già conosciuti in epoca etrusca e un documento del XV secolo, gli "Statuti della Contea di Turicchi", approvati dal Vescovo di Fiesole, Messer Leonardo Salutati, li cita abbondantemente promettendo severe pene agli incendiari di vigne. Questi vini sono inoltre giustamente esaltati da Francesco Redi (1691) nel suo celebre "Bacco in Toscana". Nel Settecento, Cosimo III dei Medici, granduca di Toscana, provvide a delimitarne l'area di produzione. Dalla metà del secolo scorso fino alla prima guerra mondiale si formarono le maggiori aziende vinicole della zona e alla crescita della produzione e commercializzazione del vino si accompagnò lo sviluppo di notevoli attività collaterali, tra cui eccelleva la fabbricazione di vasi vinari. Nel 1932 il decreto della commissione Marescalchi delimitò il territorio di produzione di vini "Chianti" e dalla relazione si poteva dedurre che il Chianti Rufina presentava una composizione chimica che lo situava già a quel tempo, per robustezza di costituzione (gradazione alcolica sui 12/13,9° ed estratto netto tra il 24 e il 31) fra i Chianti migliori. In tempi più recenti, nel 1992, l'autorevole pubblicazione enologica americana "The Wine Spectator" ha posto il Chianti Rufina 1990 all'ottavo posto nella classifica "TOP 100" fra tutte le migliori bottiglie del mondo, proponendolo come il primo tra i vini italiani.

La zona di produzione è la Val di Sieve e cioè l'intero comune di Rufina e parti dei comuni di Pontassieve, Dicomano, Londa e Pelago.

I vitigni utilizzati sono il Sangiovese per il 75/90 %, il Canaiolo nero per il 5/10 %, il Trebbiano toscano/Malvasia del Chianti per il 5/10 % e altre varietà di uve nere fino al 10%. Ogni anno se ne producono 20.000/25.000 ettolitri e la resa massima è di 80 quintali per ettaro.

Il Chianti Rufina riceve un invecchiamento di otto mesi prima di essere messo in commercio. Dopo tre anni di invecchiamento può fregiarsi della dizione "Riserva".

Questi vini hanno una notevole forza ed una discreta intensità per cui i migliori abbinamenti gastronomici sono con le carni rosse arrostite e con i formaggi.

Il Consorzio Chianti Rufina che raccoglie buona parte dei produttori di questo vino, attualmente ha sede in Firenze sul Lungarno Corsini, ma in tempi non lontani dovrebbe trasferirsi a Rufina, nella splendida Villa di Poggio Reale, realizzata nel Cinquecento, sembra su di un progetto di Michelangelo, che nelle cantine ospita un eccezionale Museo della Vite e del Vino.


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