Cosa, Come, Dove, Quando nel Verde della Toscana


GIROVAGANDO PER LE COLLINE FIORENTINE

La Sieve è uno dei più importanti affluenti del fiume Arno e la valle da essa segnata prende il nome di Valdisieve ed è rinomata per la produzione vinicola. Ai suoi bordi infatti si alternano dolci ed erti pendii coltivati a vigneti. E in effetti siamo in una terra i cui vini, fra cui splendono i due DOC Chianti Rufina e Pomino, sono stati decantati fin dall'antichità. Pare siano stati addirittura gli etruschi che, ancor prima di Roma, avevano insediamenti in queste zone ad impiantarvi qui la coltura della vite e l'arte di fare il vino. In tutti i casi, il primo documento che certifica la produzione del vino è del XV sec. ed è "Gli Statuti della Contea di Turicchi" del Vescovo di Fiesole Messer Leonardo Salutati. Poi il celebre Francesco Redi nella sua opera "Bacco in Toscana" (1691) si sperticò in lodi per questi nettari: "Quel gran vino di Pomino/Sente un pò dell'affricogno/Tuttavia di mezzo agosto/Io ne voglio sempre accosto".
E veniamo a parlare un pò di questi vini. Innanzitutto del Chianti Rufina che prende il nome sia dal paese, nel cui territorio comunale se ne produce la gran parte, che dall'omonimo torrentello affluente della Sieve. Questa denominazione costituisce solo il 5% dell'intera produzione che va sotto il nome di Chianti. E' un vino a Denominazione di origine Controllata e Garantita prodotto, come si è detto, nel comune di Rufina e in alcune zone dei comuni di Dicomano, Londa, Pelago e Pontassieve. I vitigni utilizzati sono per il 50 - 80 % il Sangiovese, quindi il Canaiolo nero, il Trebbiano Toscano e la Malvasia del Chianti. Le sue principali caratteristiche sono: il colore rosso rubino, l'intenso profumo di viola mammola ed il gusto vivace e robusto. La gradazione alcolica minima è sui 12,5° gradi. Il Chianti Rufina si adatta all'invecchiamento (quello ideale è di 2 - 3 anni) e si accompagna ottimamente agli arrosti di carni rosse e bianche, formaggi stagionati e cacciagione. In genere va servito sui 18/20°. Il Pomino è un prezioso vino a DOC che nasce nell'omonima frazione del comune di Rufina (400/700 m. s.l.m.). Esiste sia rosso che bianco e anche come Pomino Vin Santo. I vitigni utilizzati per il rosso sono il Sangioveto, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot e Pinot Nero. La gradazione alcolica minima è sui 12°. Il colore rosso rubino intenso, l'odore caldo e austero, il gusto morbido e corposo: la temperatura ideale è sui 18° e si abbina splendidamente a carni rosse e bianche, cacciagione, selvaggina e formaggi. Il Pomino bianco viene prodotto con uve Chardonnay, Pinot Bianco, Pinot Grigio e altre. E' di aspetto quasi bianco con lievi riflessi grigi. L'odore è fruttato e il gusto armonico asciutto. Si serve sui 10° e accompagna antipasti, pesci delicati e carni bianche. Il Pomino Vin santo è giallo ambrato, il suo odore intenso ed etereo, il gusto pieno, austero e nobile, si serve ben freddo come aperitivo, con i dolci o come vino da meditazione.
Rufina il paese, più comunemente detto "la Rufina", è un antico centro agricolo di origine etrusca, dominato dalla spettacolare Villa di Poggio Reale del XVI sec. costruita su progetto di scuola michelangiolesca. Oggi la Villa è sede dell'interessantissimo Museo della Vite e del Vino della Valdisieve in cui, divisi per sezioni (viticoltura, enologia, commercializzazione e consumo, arte del bottaio), sono esposti circa 900 oggetti e reperti legati al mondo della produzione vinicola. Il Museo si completa con una biblioteca di oltre 2500 volumi. Nei dintorni di Rufina sono da vedere: a Pomino, la pieve romanica di San Bartolomeo e la villa detta del Palagio, costruita nel cinquecento dalla famiglia degli Albizi; a Rugiano la Chiesa-oratorio, un'importante e rara testimonianza del '600 fiorentino. Si scende seguendo il corso del fiume e si arriva a Pontassieve, il grosso ed importante centro di antiche origini etrusche in cui la Sieve si congiunge con l'Arno. Il suo centro storico è costituito dall'antico Borgo che mostra i resti delle vecchie Mura con la Torre dell'Orologio e la Porta Fiorentina; dal borgo si arriva, a piedi, fino al Ponte Mediceo, costruito nel 1555, che dà nome al luogo e di cui è divenuto il simbolo, anche se paradossalmente il centro del ponte divide il comune di Pontassieve da quello della non proprio vicinissima Pelago.
Si lascia il paese, oltrepassando il fiume e si raggiunge Rosano, il borghetto, in comune di Rignano sull'Arno, raccolto attorno ad un monastero del 780 (interessante la torre campanaria e l'interno che presenta un Crocifisso duecentesco e un trittico di Giovanni da Ponte raffigurante l'Annunciazione con Santi). Nelle vicinanze c'è il complesso di Castiglionchio o Castellonchio, antico insediamento fortificato, ricco di storia. Oggi è un'accogliente ed elegante fattoria attrezzata per l'agriturismo, con un valente ristorante e dove inoltre si producono vini, vin santo e olio extra vergine. Da Rosano si può scegliere: o si va a Firenze, oppure ci si inerpica lungo le pendici del Pratomagno a respirare aria quasi di montagna e visitare il paese di Reggello.
Le alture appenniniche del Pratomagno si trovano a sud est di Firenze Questo gruppo montagnoso è caratteristico per le sue forme tondeggianti, per i vasti prati, e per le numerose terrezze coltivate a vigna e ad ulivi. Si segue la strada che passa da Vaggio per ammirare gli straordinari pinnacoli di roccia friabile dalle curiose forme detti "piramidi o zolle delle fate". Questi calanchi che quando vengono colpiti dai raggi del sole prendono una fantastica colorazione giallo dorata sono fenomeni erosivi iniziati in epoca preistorica, probabilmente, in base ai fosssili ritrovati, in epoca pliocenica. Lungo il camino si trova la quattrocentesca chiesa di San Giovanni. Si arriva a Cascia dove è d'obbligo una sosta per ammirare la superba Pieve di San Pietro dell'XI sec., una delle chiese matildine del Valdarno, caratterizzata da un porticato a colonne e da un tozzo campanile quadrato. L'interno, diviso a tre navate, conserva una Madonna della bottega di Domenico Ghirlandaio e un affresco con una Annunciazione di Paolo Schiavo. Subito dopo c'è il paese di Reggello, il più importante centro di produzione agricola del Pratomagno, con il suo arioso centro storico, testimonianza degli antichi fasti della zona. Reggello è il piccolo capoluogo di una zona altamente turistica che comprende, tra l'altro, Vallombrosa con il suo celebre Monastero fondato nel 1230 da San Giovanni Gualberto, il vicino Monte Secchieta, apprezzata stazione sciistica invernale, e la localita climatica di Saltino. Reggello è inoltre un luogo ideale per il soggiorno e per dedicarsi a rilassanti passeggiate nei suoi verdissimi dintorni. Usciti da Reggello si segue, tra viti e uliveti, il fianco del Pratomagno e, passando dalla provincia di Firenze a quella di Arezzo, si arriva al grazioso paesino di Pian di Scò, che nel medioevo fu importante avamposto aretino nel Valdarno superiore. A Pian di Scò bisogna necessariamente vedere, nella parte più alta dell'abitato, la suggestiva pieve romanica di Santa Maria dei secc. XII-XIII, caratterizzata da una svettante torre campanaria. L'interno, a tre navate con tre absidi separate, custodisce un affresco del XV sec.raffigurante la Madonna col Bambino di Paolo Schiavo e capitelli con figure. Nei dintorni del paese in località Casalbiondo è da vedere la Cappella dell'Immacolata Concezione del XVII secolo, ottimo esempio di barocco. Un occhiata la meritano i resti della fortezza dei Conti Guidi distrutta da fiorentini nel 1290. A Pian di Scò, precisamente in località Casalbiondo, si tiene la terza domenica di giugno un interessante Palio degli Arcieri. Un'annotazione importante per gli amanti delle cose buone è che l'olio extra vergine d'oliva del Pratomagno è considerato dagli intenditori come il migliore della Toscana.

Si ritorna quindi a Rosano e si prende la direzione Firenze, seguendo la verde sinuosa strada che costeggia l'Arno. A una piccola deviazione, lungo la strada, indicati dai cartelli, ci sono le Gualchiere di Remole, uno fra i più antichi castelli attorno a Firenze di cui si parlava già nel X secolo. Si passano le poche case di Candeli e si arriva a Bagno a Ripoli, il comune più verde degli immediati dintorni di Firenze. Il suo nome deriva dai resti di un bagno romano trovati nel 1687. Una visita la merita l'antica Pieve di San Pietro a Ripoli, originaria dell'VIII secolo, che conserva nell'interno, semplice ed austero, preziosi affreschi di scuola fiorentina tra i quali spiccano una Madonna trecentesca e una Annunciazione degli inizi del '500. Da una delle tante vie che dal paese si inoltrano nella campagna, (la più comoda, la via di Ritortoli che costeggia il Palazzo Comunale, la più suggestiva, la via del Carota, un poco fuori dal paese) si raggiunge il borgo di Ponte a Ema, giustappunto sul torrente Ema, un affluente dell'Arno.


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