Sono Crudelia Dobermann ma non sono letale
Intervista alla scrittrice mezzo sangue parmigiana
dei "Diari di Crudelia Dobermann.
12/08/2009
Come nasce Crudelia Dobermann?
Crudelia Dobermann è il mio pseudonimo e nasce da
una serie di nomignoli che mi sono stati attribuiti
tempo addietro per ragioni non legate alla
scrittura.
“Crudelia” perchè hanno fatto ironia sul doppio
colore dei miei capelli, da una parte marroni scuro
e dall'altra biondo platino. “Dobermann” perchè in
una situazione particolare ho reagito senza far
troppo rumore e al momento buono ho agito prendendo
una serie di decisioni.
Mi hanno detto che sembro un dobermann perchè non
abbaio molto e agisco al momento opportuno. Non che
io sia una persona letale o spietata, tutt'altro.
Immagino che la copertina abbia a che fare con
questo nome...
Sì, la copertina del libro è legata al nome ed è
stata realizzata da un ragazzo di Reggio Emilia,
Luciano Acampora, grafico per passione. Dopo aver
letto alcune pagine del pdf del libro mi ha
telefonato entusiasta e dopo pochi giorni mi ha
spedito l'immagine. Secondo me è stato geniale
traducendo in un'immagine il rapporto tra il
dobermann e la donna. Preciso che la donna è l'ombra
del dobermann...
"Diari di Crudelia Dobermann"... Parlano di te?
Il libro contiene le storie alternate di due
donne. Quindi avremo un capitolo di una e un
capitolo dell'altra ed entrambe si trovano ad
affrontare la fine del proprio rapporto amoroso con
il relativo partner grosso modo nello stesso momento
e per lo stesso motivo.
Mi sono divertita, e spero anche i lettori, nel
vedere le differenze delle reazioni possibili. C'è
chi reagisce con rancore, rabbia e anche un certo
sarcasmo. C'è chi invece è abbastanza incavolato
però magari riesce a dominare l'istinto e a
riflettere sul fatto che una persona non è quella
giusta ma è comunque una bella persona.
Sono persone che hai avuto modo di conoscere?
No, la storia è inventata nel senso che i fatti sono
inventati. Le reazioni sono quelle che probabilmente
avrei avuto io in quelle situazioni. La cosa è nata
per caso, come passatempo, senza alcuna volontà di
arrivare alla pubblicazione.
Poi parlando con le amiche sono venute a galla
numerose idee prendendo corpo una struttura. Piccoli
scritti messi lì per diletto hanno preso posto in un
insieme.
Può essere una provocazione verso il mondo
femminile?
Sì, molto. Noi donne abbiamo tutte qualcosa in
comune perchè quando conosciamo una persona e quindi
la cosa è in salita in un crescendo tendiamo ad
idealizzare chi abbiamo di fronte. Se uno è un metro
e cinquanta automaticamente diventa un metro e
ottanta. Quando invece le cose cominciano ad andare
male il metro e ottanta diventa presto un metro e
trenta e quindi non riusciamo mai ad essere
veramente oggettive né nella prima fase né nella
seconda. Il libro contiene molta ironia più che
altro per sdrammatizzare. Nel senso che quando
giunge la fine di un rapporto o di un'amicizia ci
sentiamo soli e pensiamo che succeda solo a noi
perchè sfortunati.
Quindi può aiutare condividere con altri la fine di
un rapporto?
Sì, qualcuno leggendolo mi ha detto che si è
divertito e di aver rivisto alcuni suoi
atteggiamenti. La cosa mi ha fatto piacere perchè
significa che l'obiettivo che mi ero preposta in un
qualche modo sono riuscita a centrarlo.
Ci può essere un richiamo alla realtà di Parma?
Veramente io abito a metà tra Parma e Reggio, una
specie di terra di nessuno. Per i reggiani sono
parmense o parmigiana che dir si voglia e per la
parte opposta sono una “testa quadra”. Sono stata a
Parma per cinque anni ma per quanto ho visto
capitano le stesse cose che nel resto del mondo.
Dipende dalla mentalità, dalle origini,
dall'educazione. Ci sono anche culture più
predisposte ad affrontare certi argomenti rispetto
ad altri. Ho constatato di dare molta più importanza
alle questioni di cuore rispetto alle straniere che
pongono il lavoro e i propri interessi davanti a
tutto il resto.
Leggere questo libro potrebbe avere un valore
terapeutico in seguito ad una delusione d'amore?
Molto spesso parte come vendetta un po' come la
volpe che non arriva all'uva e dice che fa schifo.
Però penso che serva molto a rivedere le cose nel
senso che non dobbiamo pensare di aver perso il dio
greco che ci aveva accolto fra le sue braccia ma
semplicemente un essere umano come noi con pregi e
difetti. Serve a ridimensionare la perdita e a
pensare che probabilmente tra sei, otto mesi, ci
troveremo a sorridere sull'intera storia.
Si parla di te in questo libro?
Di mio personale ci sono le reazioni nel senso che
in quella situazione mi sarei trovata a rispondere
esattamente con quelle parole. Le due protagoniste
parlano con la mia bocca che cambia molto tra una
storia e l'altra perchè scritte in momenti diversi.
La prima protagonista, Crudelia, è più aggressiva e
abbaia parecchio senza mordere. La seconda, che ho
scelto di chiamare Linda è più trasparente, più
onesta con sé stessa. Abbaia molto meno.
Essere dobermann è un punto di arrivo, di
maturazione?
Credo sia solo un modo di essere. Tutti nella vita
ci troviamo ad essere un giorno più simili ad un
dobermann, silenziosi, mentre altri giorni ci
svegliamo che siamo dei carlini, brontoliamo per
nulla senza essere costruttivi. Credo questo faccia
parte della natura umana, temo. Non credo nelle
persone stabili che hanno lo stesso comportamento,
lo stesso umore tutti i giorni.
Si può cambiare?
Secondo me si possono smussare gli angoli. Una
persona molto aggressiva può imparare a mitigare i
propri toni, esprimendosi meglio e facendosi capire
di più. Ma credo che interiormente uno mantenga la
propria essenza. Si migliora o si peggiora a seconda
dei casi ma la base rimane la stessa.
Per te cosa significa scrivere?
Sicuramente a sfogare, a liberarsi da una tensione.
Sicuramente è un passatempo ed è difficile da
spiegare soprattutto a coloro che hanno interessi
diversi. Così come gli appassionati di Formula Uno
che pur non potendola guidare o toccare hanno la
possibilità di guardarla attraverso uno schermo, a
me piace vedere determinate cose che prendono forma
attraverso la scrittura. Scrivendo mi rilasso e mi
diverto.
Crudelia Dobermann continuerà ad esistere nei
prossimi libri?
Credo continuerà ad esistere se non solo nella mia
testa anche nei ricordi di coloro che l'hanno
apprezzata come personaggio. Magari si evolverà e
diventerà Candy Pitbull. In un probabile secondo
libro ci sarà Matilde che avrà anche un passato ed
un background a differenza di Crudelia e Linda la
cui storia è limitata al presente.
Che rapporto hai con le protagoniste?
Diciamo che le conosco molto bene. E' un po' come se
fossero le mie figlie, un'estensione di me. E'
istintivo per me capirle entrambe ma il mio è un
parere di parte.
Come mai preferisci rimanere anonima?
Non sono ricercata né dalla polizia nè dall'FBI.
L'idea di pubblicarlo non è stata mia e qualcuno
molto vicino me mi ha convinta a farlo.
Come persona non amo essere identificata, non amo le
folle e il baccano. Sono molto riservata e quindi
tendo a non espormi troppo. Almeno per il momento
non ho ritenuto opportuno pubblicare direttamente il
mio nome.
Anche il mio account su Facebook riporta il nome
“Crudelia Dobermann” per lo stesso motivo. Tuttavia
c'è stato qualcuno che anche da una foto di un
semplice sguardo è riuscito a risalire a me... e per
questo è stata rimossa.
Potrebbe esserci un ritorno di fiamma in queste
relazioni?
Penso di no. Il prossimo libro sarà il racconto di
una storia di due persone che nasce tra alti e
bassi, a più riprese e non so ancora se fare nascere
un vero e proprio amore.
Pensi che i lettori potrebbero riconoscere la tua
mano?
Credo proprio di sì. Una mia amica lo definisce “il
graffio”. Sarebbe un ottimo segno in quanto avrei
lasciato una buona impronta già nel primo libro.
Questa è la tua prima esperienza come scrittrice?
Sì. E' iniziato tutto ad Aprile-Maggio assieme alla
collaborazione con
Opsss,
un magazine online di Parma all'interno del quale
curo una rubrica, “La guepiere”. Recente è la
pubblicazione del libro, disponibile presso la
Casa Editrice Edarc
e i maggiori distributori a livello nazionale. Mi
auguro di ripetere presto questa emozionante
esperienza con un secondo libro.
Massimiliano Losini
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