Alla volta di Leucade
CATERINA BIGAZZI: LETTURA DI
"IL CANTO DEL DESIDERIO",
DI GIUSY FRISINA
domenica
1 giugno 2014
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Una stretta e feconda correlazione tra poesia e musica e una
salda fiducia nel «mistero» dell'ispirazione sono alla
base di questa raccolta di Giusy Frisina, dedicata al
cantautore Leonard Cohen, «older brother met on the way from
the nook of longing».
Come spiega l'autrice nella Prefazione - importante, anzi
illuminante per poter comprendere appieno i testi - l'evento
scatenante per la nascita di quest'opera è l'«incontro
siprituale» con il musicista, avvenuto in occasione del
concerto da lui tenuto a Verona nel settembre 2012. Un
incontro che è anche, platonicamente, un'ispirazione e una
reminiscenza, con la sensazione - che in poesia equivale
quasi a una certezza - di un riconoscimento, un qualche
misterioso nodo di coincidenze-non-coincidenze, di
«sincronicità». Complice la magica atmosfera del palco e
della "città degli innamorati", per Giusy Frisina avviene
infatti uno scambio alchemico che è un riconoscere appunto
Cohen come un compagno di strada sulla via di una ricerca
poetica comune, anche se a distanza, in forte vicinanza
filosofica e spirituale, quasi si trattasse di una stessa
mente, di un unico fulcro creativo.
Ne scaturisce un interessante connubio tra poesie e testi di
canzoni, con testo a fronte, in italiano e in inglese, nel
doppio lavoro svolto da Frisina di traduzione, prima, dei
propri testi poetici dall'italiano all'inglese, e poi di
traduzione in italiano di tre liriche di Leonard Cohen (Take
this Waltz, Love Itself, Amen) come omaggio personale al
celebre cantautore canadese.
Ci sembra che l'autrice, docente di filosofia, riesca a
cogliere a fondo il non semplice sostrato esistenziale e
religioso dei testi di Cohen, ebreo e buddista,
sviluppandolo in senso filosofico e in particolare platonico
(l'amore, la memoria, la profezia, la nostalgia
dell'altro...), rendendo attraverso la poesia l'idea di una
parola il cui significato resti inscindibile dal suo suono,
l'immagine dalla musicalità («la tua pura poesia / musica»).
I testi di Giusy Frisina mirano a cogliere la luce
ontologica che sta dietro alle cose, al di là della
superficie visibile, il "desiderio" inguaribile che le
permea, sete appunto inestinguibile di verità, di luce e di
bellezza, e che conduce alla ricerca di Dio. Un Dio storico
e insieme sincretistico, che può assumere varie facce e
manifestarsi in molti modi e momenti restando però sempre
uno e sostanzialmente indicibile, the Nameless.
Anche l'evocativo titolo scelto, Canto del desiderio, è
giocato sull'ambivalenza del significato, come spiega
l'autrice, intraducibile fino in fondo: canto per il
desiderio, o il desiderio stesso che canta? Canto come
canzone, ma anche come luogo, angolo in cui il desiderio si
nasconde, rifugio e consolazione?
Di tutte queste sfumature, rimembranze e suggestioni si
compone l'affresco di questo libro, in cui si alternano
visione e riflessione, intuizioni e fascinazioni, mito e
natura, ricordi autobiografici e geografici e l'osservazione
quotidiana della vita. Vi incontriamo un linguaggio liquido
e sinuoso che si incarna in immagini ora eteree, concettuali
e metafisiche, - «occhio interiore», «pensiero stupito di
Sé», «eterno fluire», «veglia ecumenica» ecc. - ora più
corpose, concrete, sensuali - gli scenari d'acqua, la festa
musicale della Gerusalemme celeste, la bambina che saluta
Leonard dalla finestra... solo per citarne alcune. Le pagine
più riuscite della raccolta appaiono quei felici momenti in
cui l'autrice oltre a seguire gli echi dei testi e del
modello musicale tenta strade autonome e originali,
percorrendo le quali le due dimensioni si incontrano,
conservando però anche il loro drammatico contrasto (come in
Canzone dell'amore immaginario, Nata ieri, Come una
coccinella o Partenza notturna, ad esempio). Il possibile
luogo d'incontro è a sua volta abisso, terra bruciata e
insieme alta vertigine vivificante: come nell'immagine
biblica del roveto ardente sul monte, dove il Dio
innominabile si rivela a Mosè, il quale pure umanamente non
può vederlo senza bruciarsene gli occhi. Immagini che
generano di continuo nuova conoscenza.
Il libro rivela così una doppia anima, filosofica e
sapienziale ma anche intimista e domestica. Sempre riuscendo
a parlare d'amore e della forma più alta d'amore possibile -
elevata ad arte, a canzone, quell'amore in cui si fa
esperienza tragica della vicinanza e insieme della
lontananza («così vicino / e irraggiungibile / a due passi
d'acrobata, quasi un volo interstellare»).
Caterina Bigazzi
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Alla volta di Leucade
Nota critica
di Nazario Pardini
su "POESIE"
di Giusy Frisina
martedì
13 maggio 2014
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Poesia che con voce chiara e ammiccante riesce a tradurre un
sottofondo di spiritualità umanistico-classicheggiante in
misure di moderna sonorità. Una sinfonia che lega tra loro
nèssi allusivi di impatto emotivo. Fughe verso mari che
respirano arie di mistero e di incontri mancati. Desideri di
àmbiti rigeneranti, di onirica Bellezza. Contaminante dire
poetico che con slanci di euritmica fattura riporta acque di
un Egeo zeppo di miti a scorrere in argini di sapida novità
verbale.
E c’è la vita in questi versi con tutti i suoi sogni, con
tutte le sue sottrazioni, con tutti i suoi voli, pindarici
voli verso mète che oltrepassano il confine del nostro
esistere verso l’ “Incantesimo sul mar Egeo/ Di fronte
all’austero Peloponneso”. E tutto si fa ritratto di un’anima
volta a raffigurarsi in quadri di classica memoria
rivisitati da un verso fresco e sinfonicamente attuale:
spiagge, calette, scogli, ciottoli variegati dai colori
antichi, il mare sempre diverso e sempre uguale, incontri
impossibili per tempi che ci rendono diseguali. Un fremito
di vento antico in un’anima che si rigenera in docili misure
trasparenti come mari di greca memoria.
Aggiungo un’altra significativa poesia di Giusy Frisina a
conferma della sua agilità ispirativa nel tradurre il mito
in un canto di cristallina resa poetica (Il cuore di Hydra).
Sta qui la grandezza della poesia: nel fare del repêchage di
miti e mitologie un’attualizzazione delle vicende umane.
Un’elevazione all’universale.
Ben intonata, fra l’altro, al tema del blog: Lèucade.
E non me ne voglia la poetessa se, invogliato dalla
freschezza del suo poièin, inserisco nella sua pagina un mio
poemetto sulla mitica isola, un poemetto pubblicato in Alla
volta di Lèucade.
Nazario Pardini
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15 09 2013 |
Ho apprezzato la
raccolta di poesie "Il canto del desiderio" di Giusy
Frisina dopo una attenta lettura dei testi,
richiesta anche dalla particolarità che in molte
poesie è volutamente assente la punteggiatura.
Poesie come
Canto magico del desiderio, L'ultimo
desiderio, Canzone dell'amore
immaginario, Per miracolo, per citarne
alcune, sono veramente ricche di pathos e mettono a
fuoco la molteplicità degli stati d'animo e delle
ispirazioni creative della Frisina.
La poesia
Fragilità mi ha colpito
in modo particolare per le metafore che contiene e
per il sentimento forte di ciò che può bastare per
sempre.
In conclusione una bella
raccolta, sicuramente ispirata dalla forte
personalità e dalle predilezioni di Leonard Cohen,
ma con originale partecipazione dell'autrice alla
quale mi piace augurare che il futuro le riservi
ancora e sempre, in forma di poesie, "mazzi di
pioggia e sole".
Pino Romanò |