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Anno II, n° 12 - Agosto 2008 |
Può una femminilità sacra sedurre e affascinare?
di Monica Murano
Le donne e l'arte rinascimentale nell'ultimo romanzo
edito dalla Edarc.
Uno sguardo originale, spesso irriverente, ai grandi
pittori del passato
Quante volte capita di non vedere o
non voler vedere ciò che è evidente? E quante,
invece, capita di vedere quel che si vuol vedere?
Sergio Grom, appassionato di Storia dell’arte e di
Letteratura, scrive un romanzo simpatico e dal
titolo piuttosto curioso, Il mistero
dell’ostentazione della vulva (Edarc edizioni,
pp. 88, € 11,00), che umanamente parlerebbe da sé,
ma artisticamente richiederebbe maggiore attenzione
e osservazione.
Il protagonista del racconto, Mario,
uno studioso dilettante di Storia dell’arte, in
alcune opere importanti di pittori del Rinascimento,
scopre una comunicazione erotica nascosta, che si
traduce in messaggi subliminali trasmessi attraverso
il linguaggio equivoco di mani e dita di donne
angeliche, sante e madonne, da cui risulterebbe
evidente ciò che negli artisti destava attenzione e
piacere terreno: il sesso femminile. Ecco che
inizia, così, un’incessante ricerca sugli autori del
‘500, sulla semiotica dell’arte, sul simbolismo e su
quant’altro possa dar prova concreta di ogni sua
intuizione. Dedica intere giornate a sfogliare
volumi d’arte, nottate in bianco a consultare su
internet tutti i siti possibili per trovare
informazioni utili e conferme che abbiano attinenza
con la sua scoperta. Ma la rivelazione di Mario
viene sottovalutata dal suo amico Tommaso, a cui ne
parla con entusiasmo, e rivalutata quando un famoso
critico d’arte tenta di derubarlo del suo progetto.
Tra incontri e scontri Mario riesce a difendere ed
esprimere pubblicamente la sua scoperta, grazie
anche all’aiuto di Ewa, vicedirettrice di un museo
polacco di Arte antica, con cui ha il piacere di
scoprire emozioni di tipo molto personale oltre che
professionale.
Un racconto con qualche crudezza di
troppo
L’autore realizza questo suo primo
libro servendosi di un linguaggio scomposto, che
offre una lettura scorrevole, a tratti “molto
schietta”, talvolta pure troppo. Leggiamo nel testo:
«se riesco a “pubblicizzare” tutto questo materiale…
forse mi rideranno appresso, all’inizio, ma forse
col tempo… qualcun altro aprirà gli occhi e troverà
il coraggio di gridare che il re, anzi l’orgasmo di
Santa Teresa è nudo, cioè evidente. […]
Quell’orgasmo che ai fini della procreazione non
serviva assolutamente a niente...».
In effetti non osiamo immaginare
quale sarebbe la piacevole sorpresa per un uomo
religioso, o un semplice cristiano, che si trovi di
fronte a intuizioni di questo tipo, potremmo dire,
in un certo senso provocatorie. Mario si imbatté in
un'altra tematica: «l’Immacolata Concezione! […] E
quante volte aveva pensato che questa scena
simboleggiasse la “penetrazione” di Maria che,
quindi, ne restava incinta».
Pare proprio che il protagonista non
sia un uomo di fede: «Dio non esiste e la Chiesa è
tutta una truffa…!!!».
Il libro, sin dalle prime righe,
assume toni e parole crude, come a volte avviene tra
amici sboccati.
Dunque, tenendo in considerazione che
non tutti apprezzano questo stile di scrittura, è
con uno spirito amichevole e divertito che vi
invitiamo a leggerlo. Esso è corredato, inoltre,
dalle immagini dei dipinti che Mario decide di
osservare con sguardo “accurato”, quali La Venere
di Botticelli, la Madonna dei Pellegrini di
Caravaggio, La Velata e La Fornarina
di Raffaello, La Flora di Tiziano, e altre
rappresentazioni della stessa entità.
Secondo il protagonista «gli artisti
nei secoli avevano rappresentato le più svariate
situazioni spirituali e umane, tra le quali
l’erotismo».
Ma è Mario a pensarlo o l’autore del
libro? Entrambi appassionati di Storia dell’arte
e…non solo. In fondo è lui, l’autore appunto, il
creatore di quest’ “opera letteraria”…
«Difficile questione
l’interpretazione».
Volendo riportare la comprensione e
la spiegazione del significato delle opere sopra
citate dall’autore del libro, affidandoci alla
tradizionale critica dell’arte, potremmo
controbattere così: nell’Estasi di Santa Teresa
del Bernini la genialità compositiva dell’artista
corrisponde pienamente al significato teologico
attribuitogli. Fu proprio in quest’opera che egli
riuscì a raggiungere uno degli obiettivi più
importanti della sua ricerca: avviare una nuova
sintesi lirica di visione ed emozione attraverso
l’integrazione dell’arte. Bernini, infatti, in
questa scultura sente, intende e traduce
un’esperienza mistica della santa (visione tra le
più importanti) nell’evidente passionalità reale di
una sacra verità, interpretando l’estasi quale
turbamento che sconvolge lo spirito e la carne
insieme.
Dio può condurre l’uomo in “luoghi”
dove pure i più virtuosi sforzi non potrebbero
portarlo.
E cosa dire sull’Immacolata
Concezione? Quale significato può assumere una
simile opera per gli uomini del XXI secolo,
distratti e confusi sui veri valori della vita come
la fede e le verità cristiane?
Leonardo, Barocci, Annibale Carracci,
Guercino, Murillo, sono solo alcuni degli artisti
che hanno interpretato la donna bella come la luna,
radiosa come il sole.
Nel leggere le osservazioni e le
“visioni” dell’autore, si comprende con maggiore
coscienza che le verità più significative sono
«nascoste ai sapienti e rivelate ai semplici», che
il vero linguaggio di Dio è pertanto quello dei
“semplici”.
Detto questo, crediamo che
l’osservazione di Mario di fronte a un’opera d’arte
di immensurabile valore si commenti da sé.
Un po’ di delicatezza in più non
guasterebbe
Certo non ci sarebbe da stupirsi se
gli artisti del Cinquecento avessero nascosto una
verità del genere se si considera l’egemonia della
chiesa in quell’epoca (dunque l’impossibilità della
libertà d’espressione), primo fra tutti il
commissionare dipinti sacrali ai migliori pittori di
quel momento storico.
Ma è anche vero che l’arte non è un
linguaggio a tutti noto e che non si può
interpretare profondamente un’opera artistica in
tutta la sua pienezza: dal concepimento al parto,
poiché ciò significherebbe andare ben oltre
l’immedesimazione, lo studio e l’interpretazione
medesima dell’artista, pretendendo di sentirsene il
creatore. E questo, davvero, sarebbe umanamente
innaturale.
Tante opere, paradossalmente,
potrebbero nascere da un coprire colori e forme mal
riuscite, o, comunque, non volute, quindi nate dal
caso, su cui si potrebbe a lungo discutere; tante
altre, invece, potrebbero “trasporsi al mondo” da un
intentio ben chiara e “sentita”, tale da
renderle maestose e degne del valore che conservano
nei secoli, delle relative firme apposte e del
significato, delle forme e dei colori che assumono
nelle loro espressioni.
È quasi doverosa una riflessione
sull’arte, poiché essa è pura percezione emotiva e
rende sensibile gli animi umani. La pittura, la
sculture sono un linguaggio articolato di segni e
colori, di materiali e forme, come le parole di
“volumi” di lettere, ma tutte con un denominatore
comune: il pensiero. Questo gode della piena libertà
d’essere e quando viene trasmesso alla collettività
deve rendere dignità all’uomo e, quindi, alle
differenti unicità interiori di cui è colmo il
mondo, eludendo, dunque, di involgarire la lingua
italiana e argomenti che andrebbero curati con
umiltà e sensibilità estreme, uniche caratteristiche
capaci di valorizzarne i contenuti.
Inoltre il “non visibile” e il
“visibile” sono concetti ed esperienze soggettive.
Fino a che punto si può generalizzarle? Anche nel
parlare di religiosità, di sante e madonne, di ciò
che molti considerano assoluta sacralità,
bisognerebbe prestare la giusta delicatezza, pur
esprimendo il proprio libero e personale pensiero.
Perché si dovrebbe snaturare ciò che
la natura ha compiuto seguendo tempi e fatalità che
l’uomo non è all’altezza di comprendere? Porsi al di
sopra di essa potrebbe sembrare un atteggiamento
presuntuoso, se non irrispettoso.
Certamente la lettura di un romanzo che prende
spunto dall’arte, che attraversa perimetri religiosi
affrontati da un’angolazione non cattolica e non
cristiana, ispirato e proposto da e con un
linguaggio “molto giovanile”, può destare curiosità,
può anche divertire, fermo restando che è frutto di
una fantasia individuale, che rivela parte di una
propria unicità, (in questo caso dell’autore del
libro) e in quanto tale rispettabile.
Monica Murano
(www.bottegascriptamanent.it,
anno II, n. 12, agosto 2008)
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