Riuscire a narrare storie di
altri tempi e descrivere
ottimamente i personaggi con le
loro ansie, gioie, pulsioni,
emozioni non è cosa da poco. Se
poi l’autore riesce a catturare
l’attenzione creando attesa e “suspence”,
il gioco è fatto: il romanzo
nasce, cresce, si porta con sé
la sua storia ed i suoi
protagonisti, rendendoli vivi,
veri, delle stesse sembianze
delle persone che ci circondano.
Tutto questo è riuscito a fare
Maurilio Magistroni,
offrendoci così la lettura di un
piacevole e scorrevole romanzo
che difficilmente riusciremo a
dimenticare. Già dall’incipit
rimaniamo colpiti dalla mirabile
descrizione: “La pallida luce
del sole, velato dai
cirrostrati, illuminava
debolmente lo studiolo di
Alberto Braccioforte, conte di
Gavorrano, nel palazzo di
famiglia sito a metà di via
Guelfa.” E già il lettore viene
proiettato in un’altra
dimensione che lo avvolge con un
fascino di altri tempi. Siamo
infatti alla fine del 1869 ed il
romanzo è un susseguirsi di
emozioni, intrighi ed enigmi che
si scioglieranno a “mezzanotte”,
ora fatidica e affascinante allo
stesso tempo, quando le campane
del duomo annunciano la messa
solenne scandendo il primo
concerto e la città è un manto
di soffice neve. Un romanzo di
cui consiglio la lettura a
tutti.
Nicla Morletti
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